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    L’insegnante di Abbiategrasso colpita da un allievo: “Abbraccio chi mi ha ferito perché credo nel suo futuro”

    Quell’abbraccio al suo studente che l’aveva accoltellata in classe, lo scorso 29 maggio, all’istituto Alessandrini di Abbiategrasso, «è stato un gesto di incoraggiamento per il prosieguo della sua vita, ho voluto rassicurarlo, facendogli sentire che non nutro rancore per l’accaduto, pur non dimenticandone la gravità». La professoressa Elisabetta Condò ricorda il momento in cui, per […] LEGGI TUTTO

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    Studente sospeso per un’intervista, Valditara: “Lesa la dignità dell’istituto. Potevano dargli anche più di 15 giorni”

    BOLOGNA – Premette che stiamo parlando “di una vicenda specifica che coinvolge una istituzione scolastica nella sua autonomia, sulla quale il ministero non ha nessun potere di ingerenza”. Dopodiché il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara entra nel merito della sospensione di Damiano Cassanelli, lo studente dell’Ites Barozzi di Modena, che si è beccato una sospensione di […] LEGGI TUTTO

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    Occupazioni a scuola, la circolare del ministro Valditara: “Gli studenti devono pagare i danni che hanno fatto”

    “Chi rompe paga”. È questo, in estrema sintesi, il senso della circolare che il ministero dell’Istruzione e del Merito guidato dal leghista Giuseppe Valditara ha inviato alle scuole. Quel che era già operazione diffusa negli istituti, ovvero chiedere alle famiglie il risarcimento dei danni dell’occupazione, viene ratificato da viale Trastevere. Anche se non mancano le polemiche.
    Le scuole devono denunciare i vandali
    “L’occupazione – si legge nella circolare firmata dal capo dipartimento, Carmela Palumbo – espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici», che le scuole «sono tenute a denunciare».
    Chi rompe paga
    Per gli studenti anzitutto «occorre valutare l’applicazione delle misure disciplinari previste dal Regolamento di ciascun istituto». Ed è anche necessario «stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori». Per questo, scrive il Mim, «dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola».
    La premessa è quel che nei mesi prima di Natale è accaduto in molte città: «Anche in quest’anno scolastico – si legge ancora nella circolare – alcune scuole sono state teatro di occupazione da parte di gruppi di studenti che hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni, per periodi considerevoli, ledendo il diritto costituzionale allo studio della maggior parte degli studenti non aderenti alle occupazioni e causando, in molti casi, danni consistenti agli arredi sia fissi che mobili, alle dotazioni laboratoriali e alle strutture».
    «Molti dirigenti scolastici – si aggiunge – hanno messo in atto, sin dall’inizio, tutte le possibili strategie per far fronte a queste situazioni, mostrando la disponibilità al dialogo e all’ascolto e proponendo alternative quali l’assemblea o la co-gestione. Non sempre, tuttavia, si è raggiunto il risultato sperato, a volte anche a causa della presenza durante le occupazioni di soggetti esterni alle scuole», prosegue Palumbo, la quale «in questo momento in cui è necessario affrontare le conseguenze di quanto accaduto», ritiene «fondamentale ricordare che l’occupazione espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici», che i dirigenti scolastici «sono tenuti a denunciare».
    Le misure disciplinari
    Da qui le misure disciplinari, «tenendo conto delle modalità delle occupazioni che nei casi più gravi hanno persino impedito l’accesso al dirigente scolastico e al personale di segreteria, causando non solo l’interruzione dell’attività didattica, ma impedendo anche il regolare svolgimento delle funzioni amministrative», conclude la circolare.
    La svolta dura dei presidi davanti alle occupazioni si è vista già nei primi scrutini di gennaio. Al liceo Tasso di Roma sono fioccati i cinque in condotta, le sospensioni, l’assegnazione di lavori extra per i ragazzi, l’ira dei genitori per le punizioni, oltre alle polemiche per i danni: ingenti secondo l’istituto, minori per famiglie e ragazzi a cui sono state chieste le spese per la sanificazione. Al Mamiani c’è stato il braccio di ferro con la preside sulla lista degli auto-denunciati e lo stop imposto dalla dirigente ai collettivi studenteschi. E ancora al Virgilio il processo ai ragazzi e alle ragazze, le lettere ai genitori a cui è stato allegato il bollettino per saldare le spese dei danni e le sanzioni proporzionali al livello di esposizione dei singoli ragazzi. LEGGI TUTTO

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    Scuola, gli istituti professionali sempre più simili a gironi infernali, tra povertà, scarse competenze ed episodi di violenza

    Istituti professionali come gironi infernali dove la scuola, lasciata sola, ha fallito. E le cose non cambiano molto se si tratta di istituti professionali regionali o statali. Non di rado, i ragazzi più difficili portano in classe coltelli e sostante proibite. E i docenti fanno non poca fatica a gestirli. Spesso si tratta di giovani […] LEGGI TUTTO

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    Docente accoltellata a Varese, parla la prof Valentina Petri: “Noi in prima linea come i medici. Ma oggi di maestri c’è ancora più bisogno”

    «Siamo sempre più soli ma essere insegnanti non è diventato un mestiere più pericoloso, è diventato un mestiere più necessario». Sostiene Valentina Petri, prof in un istituto professionale di Vercelli, scrittrice di scuola e della vita da insegnanti.
    Petri, ci sono già state 27 aggressioni a scuola da gennaio, 36 lo scorso anno. Cosa succede?
    «La scuola non è un’isola, succede quel che succede anche fuori. Se nella società c’è un aumento di casi di violenza, aumentano anche in aula».
    Cosa c’è dietro?
    «Ogni caso fa storia a sé ma io credo che ci sia un bisogno educativo fortissimo. Questi episodi sono la spia di un disagio enorme che sfocia in violenza. E i docenti sono in prima linea come lo sono i medici del pronto soccorso, alle prese con una fetta già molto fragile di persone, gli adolescenti, che anche nella più rosea delle ipotesi affrontano le loro difficoltà per l’età che hanno e la fase evolutiva che attraversano».
    Ci sono stati anche casi di presidi schiaffeggiati da genitori, docenti presi a testate da familiari.
    «La presenza delle famiglie si è fatta molto forte. Ed è tanto auspicabile e doverosa quando è costruttiva, tanto è deleteria quando delegittima il lavoro degli insegnanti, quando vuole spiegarti come si fa il nostro lavoro: difficilissimo da gestire».
    Cosa può fare una prof?
    «Solo il nostro mestiere, faticando moltissimo a costruire la relazione con gli alunni. Questo enorme lavoro può durare un quadrimestre, due, a volte cinque anni, talvolta nemmeno sappiamo se abbia dato i suoi frutti ma non possiamo mollare».
    Il ministro Valditara chiede che sia approvata subito la riforma della condotta. Gli studenti dicono che ci vogliono più sportelli psicologici. Lei cosa pensa?
    «Che si possono fare entrambe le cose. La risposta immediata è la sanzione dura, l’imposizione di una regola, ma il voto in condotta da solo è uno slogan sterile: un ragazzo violento non si comporta bene in automatico dopo una sospensione o una bocciatura. Sanzionare va bene ma poi ci dev’essere il momento per capire, costruire, educare. Spesso le richieste dei ragazzi sulle risorse per gli psicologi a scuola si liquidano dicendo: “Noi eravamo più educati e non avevamo nulla”. È una superficialità nella superficialità. Chi ha il potere e gli strumenti per farlo dovrebbe dare una lettura più ampia di così e intervenire».
    Alla violenza concorre la messa in crisi della scuola come istituzione?
    «Il lavoro dell’insegnante non ha più l’attrattiva sociale di un tempo. Nessuno è attratto dagli zeri dello stipendio, la burocrazia ci ha messo il carico da undici, e mentre tutti impazziscono per il prof interpretato da Alessandro Gassman, che prende e porta i ragazzi fuori, noi siamo controllati come i magazzinieri di Amazon. E da fuori siamo ancora vittime dello stereotipo dei privilegiati con tre mesi di ferie».
    Vale ancora la pena insegnare?
    «Per me è come chiedere a qualcuno in guerra se vale la pena salvare vite: vale sempre la pena».
    Lei lo fa in un professionale. Sono davvero le scuole più difficili?
    «Hanno questa fama anche se spesso, lavorandoci, si scopre che non è vero. Certo sono scuole che hanno anche una valenza sociale, dove si ha a che fare con ragazzi più fragili o provenienti da un contesto difficile. Ma sono le scuole dove si ha davvero il polso del Paese, che ti mettono in contatto con la realtà lontana da stereotipi, proclami, fiction. Insegnare qui vale la pena due, tre, mille volte in più perché ogni risultato raggiunto vale triplo ed è utile a tutti. Sembra retorica ma dopo 10 anni al professionale io ancora non cambierei mai scuola». LEGGI TUTTO

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    Scuola, il liceo Virgilio processa i 300 “occupanti recidivi”: rischiano fino a due settimane di sospensione

    ROMA – Giovedì scorso è iniziato il processo per l’ultima occupazione del Virgilio, storico e tumultuoso liceo di Roma che lo scorso autunno ha preso possesso dell’istituto per quattordici giorni consecutivi, con iniziative politiche e culturali, danneggiamenti e bevute di gruppo.
    La preside dell’istituto, Isabella Palagi, da settembre 2019 alla guida di un liceo stimolante e faticoso, ha ottenuto dagli stessi studenti che si sono autodenunciati i nomi di chi ha partecipato sia all’occupazione 2023 che a quella lunga otto giorni del dicembre 2022, quindi ha inserito i recidivi in una circolare con le singole generalità (anche quelle dei minorenni), li ha divisi in gruppi e ha allestito un vero e proprio processo interno per comprendere dinamiche dell’occupazione e autori dei danni. Alla fine delle audizioni-interrogatori saranno decisi i provvedimenti disciplinari, che per i frequentanti della quinta classe potrebbero avere conseguenze sulla valutazione per la prossima Maturità.

    Gli elenchi differenziati
    Sono 286 i presenti nell’elenco “Ho partecipato all’occupazione del Virgilio”, 47 dei quali maggiorenni. Sono, i 286, tutti i “recidivi”, coloro che hanno partecipato alle ultime due occupazioni. Sono 126, invece, le matricole dell’autogestione di fine 2023: per loro è già stato verbalizzato sul registro un richiamo ufficiale.
    La “Contestazione di addebito disciplinare” per i 286 occupanti di lungo corso prevede che ogni singolo studente entri in aula magna, dedicata in questo periodo alla questione, si segga di fronte a quindici docenti, ovvero il Consiglio d’istituto, la stessa dirigente scolastica e la rappresentante dei genitori, quindi venga interrogato sui comportamenti tenuti durante i quattordici giorni di fermo delle lezioni: “Hai partecipato all’inizio dell’occupazione? Per quanti giorni? Hai partecipato o visto qualcuno fare atti vandalici?”. Cinque minuti a studente. Domani si chiuderà il ciclo di interrogatori.

    Danneggiamenti per oltre 11.000 euro
    I danni fin qui accertati dalla presidenza sono pari a 11.257 euro: porte forzate e danneggiate (compresa quella della preside), allarme rotto, cavi spezzati, prese portate via. La dirigente Palagi, dopo il richiamo per i ragazzi alla prima occupazione, ha in mente di irrogare la sanzione più dura per i sei-sette portavoce (tre di loro contestano questo ruolo, una è considerata collaborativa nella soluzione dei problemi): sospensione di 15 giorni con obbligo di presenza e ripristino degli arredi maltrattati, come già accaduto l’anno precedente. Una sospensione più breve dovrebbe riguardare gli altri 286 recidivi. L’atto disciplinare avrà consequenziali riflessi sul voto in condotta, la pagella del secondo quadrimestre e, appunto, per chi frequenta l’ultimo anno, la stessa Maturità. I precedenti del Liceo Tasso di Roma, con intervento plaudente del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, e del Liceo Mamiani fanno ipotizzare la conferma della linea dura.

    Il Collettivo: “Siamo tutti responsabili”
    Il Collettivo del Virgilio, a fine gennaio, ha contestato il percorso intrapreso dalla dirigenza per gestire l’ennesima occupazione, in particolare la differenziazione delle colpe – collegata al fatto di essere la prima occupazione oppure una recidiva – e quindi delle pene. “Chi ha partecipato per la prima volta”, scrivono gli studenti, “non è uno studente che ‘non si è reso conto delle conseguenze del proprio comportamento’”, come sostiene la circolare della presidenza, “ma un ragazzo che ha dimostrato il contrario appoggiando, partecipando e assumendosi le responsabilità dell’occupazione nello stesso modo di tutti gli altri: con una firma”. In alcuni casi erano studenti del primo anno, quattordicenni. Ancora: “Chi, invece, si trova ad aver rivendicato per la seconda volta la partecipazione a questa protesta, avendo firmato anche l’anno scorso nella medesima occasione, si trova davanti una prospettiva ben diversa”. Le sanzioni disciplinari, aggravate per i sei-sette che hanno imbracciato la funzione di portavoce.
    Il Collettivo considera l’atto di incolpazione in conflitto con il Regolamento di Istituto e chiede una sanzione scritta per tutti: la pena minima, una sorta di sei politico dell’occupazione. I genitori del Virgilio sono sulla stessa linea degli studenti incolpati, considerando la circolare di convocazione degli occupanti “un atto intimidatorio” e la maggior parte degli studenti che si sono autodenunciati “non responsabili delle accuse mosse”. Entrambi, studenti organizzati e genitori, si dicono pronti ad avviare collette per risarcire i danni inferti alla scuola a dicembre 2013. LEGGI TUTTO

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    Scuola, stipendio di 1 euro. Il conguaglio fiscale manda presidi e dirigenti in rosso

    ROMA – Fabio Amici, dirigente amministrativo di Tivoli, mostra su Facebook, gruppo “Noi Dsga”, l’ultima emissione ordinaria del ministero dell’Istruzione e del Merito: 1 euro. E’ la busta paga di inizio febbraio, riferita al maturato di gennaio, visibile attraverso il portale NoiPa. Un euro di stipendio. Il dirigente commenta: “Mi chiedo se questo è ancora […] LEGGI TUTTO

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    Docenti di sostegno, Dario Ianes: “Alunni disabili affidati a tutti gli insegnanti. Vi spiego cos’è la cattedra inclusiva e perché fa bene alla scuola”

    Dario Ianes, docente Pedagogia dell’inclusione all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, è uno dei proponenti della cattedra inclusiva. Ci può spiegare il senso, professore? “Il perché è pedagogico, va a mescolare le competenze degli insegnanti per una scuola inclusiva dove non ci sia una separazione netta e perversa tra insegnanti […] LEGGI TUTTO