consigliato per te

  • in

    Scuola, la fabbrica dei supplenti

    «Ti chiedo scusa se non ci sarò, anche se la colpa non è mia. Forse ti passerà la voglia di afferrare la matita, fare merenda, girarti dalla parte di chi ti chiama perché per te non sarà più una voce familiare. Ti chiedo scusa se sarai arrabbiata e non lo saprai dire». La lettera aperta […] LEGGI TUTTO

  • in

    Stefano, architetto a Bologna: “Basta partita Iva, farò l’insegnante anche se non sono esperto di bambini”

    Sono pizzaioli, gioiellieri, artigiani, manager, artisti di vario genere. Della scuola non sanno nulla: non ne conoscono il funzionamento, e non avevano mai pensato di stare in cattedra. Finché ad un certo punto della loro vita hanno deciso di mandare una Mad, una domanda di “messa a disposizione”, alle scuole per diventare maestri. Stefano, 43 […] LEGGI TUTTO

  • in

    I tagli: una scure su salari e studenti. Partenza in salita

    La scure temuta sul mondo della scuola? Una su tutte: il mancato rinnovo del contratto. Quei 124 euro mensili lordi che il ministro Giuseppe Valditara ha faticosamente portato a casa per il triennio 2019-21, non bastano più. Le attese, in tempi in cui l’inflazione ha eroso gli stipendi, sono alte. Ed è sui salari che gli insegnanti e, ovviamente, i sindacati, tremano dall’indomani dell’uscita del ministro Giancarlo Giorgetti, che tiene i cordoni della borsa: «Sarà una legge di bilancio complicata, non si può fare tutto».

    Molti docenti rinunciano a partire: “Costretti a restare precari ma a casa”

    Affitti troppo cari al Nord: i prof rifiutano il posto fisso

    di Ilaria Venturi

    23 Agosto 2023

    Le richieste di Valditara
    Sulla scuola il titolare dell’Economia non ha fatto previsioni di tagli, mentre già ci sono per la sanità. Sul tavolo ci sono le richieste che il collega Valditara ha messo nero su bianco e per le quali si batterà. Un elenco che tiene dentro l’artiglieria pesante: il contratto per il triennio 2022-24 e la partita complicata degli organici. La scuola ripartirà a settembre, di nuovo, con più di 200 mila precari, stimano i sindacati. E i supplenti, si calcola 117 mila, saranno in particolare sul sostegno, a svantaggio della parte più fragile degli studenti. Poi ci sono i soldi per i docenti tutor, una delle riforme bandiera del ministro all’Istruzione e al Merito. Trovati i 150 milioni per farli partire nelle quarte e quinte di licei e istituti superiori ce ne vorranno almeno il triplo per estenderli alle altre classi.

    Corsa contro il tempo per trovare docenti di ruolo: ne mancano oltre 14mila

    di Salvo Intravaia

    28 Luglio 2023

    Gli interventi nel Mezzogiorno
    L’elenco è lungo, Viale Trastevere batte cassa con almeno una ventina di voci da esaudire. E tra queste anche i soldi per aumentare gli ispettori e gli investimenti contro la dispersione scolastica, in particolare per finanziare il piano Agenda Sud che prevede interventi mirati nelle scuole del Mezzogiorno. Un libro dei sogni? Valditara si è incontrato con Giorgetti a luglio e si limita a dire: «Ho trovato grande disponibilità e sensibilità». Ma già ad agosto lo scenario è quello di una manovra tra i 25-30 miliardi, chi dice anche oltre.
    Il rinnovo del contratto
    «Trovo incredibile che si scopra adesso che serve una manovra di questa entità», osserva Gianna Fracassi, segretaria della Flc-Cgil. E attacca: «Le dichiarazioni del ministro Giorgetti sono preoccupanti, per quanto ci riguarda nella legge di bilancio ci devono essere risorse per un contratto già scaduto da un anno e mezzo e che deve rispondere dell’erosione degli stipendi negli ultimi 18 mesi. Per noi è imprescindibile mettere queste risorse». Insomma, i sindacati già si agitano e pure il mondo della scuola vede nero, abituato com’è ad essere trattato da Cenerentola. «Prendiamo atto delle difficoltà che il governo sta prospettando», dichiara la segretaria della Cisl scuola Ivana Barbacci, mettendo bene in chiaro che il rinnovo del contratto deve essere una priorità.

    Scuola, assunzioni nuovi presidi: maggioranza al Nord e il Sud rimane scoperto

    di Salvo Intravaia

    08 Agosto 2023

    Investire nella scuola
    «Ci aspettiamo che si investa nella scuola e nella valorizzazione del personale», insiste. Il contratto firmato a luglio per il comparto Istruzione, Università e Ricerca ha pesato per 2 miliardi. «La categoria si aspetta risorse adeguate», insistono i sindacati, perché pesa sempre di più l’impoverimento anche per la classe dei docenti e lo si è già visto nelle rinunce alla cattedra di ruolo da parte di chi vive al Sud perché impossibilitato a sostenere le spese di un trasferimento al Centro Nord. «Altro che tagli, ci vogliono investimenti sulla scuola», dice Rino Di Meglio della Gilda. «In legge di bilancio abbiamo chiesto più di un miliardo per scuola e università, almeno 300 milioni servono per garantire l’organico aggiuntivo per il Pnrr approvato solo per tre mesi sino a dicembre. Altri 400 milioni servono per tutelare chi lavora lontano dalla propria città», spiega Marcello Pacifico di Anief, Insomma la partita è aperta. E sarà complicata. LEGGI TUTTO

  • in

    Università, Sapienza prima tra le italiane nella classifica mondiale

    La Sapienza si conferma in vetta alla classifica Academic Ranking of World Universities, curata dall’organizzazione indipendente Shanghai Ranking Consultancy, collocandosi come primo e unico ateneo italiano nella fascia 101-150, ovvero tra le prime 150 università top al mondo.
    A livello globale, il primo posto della classifica è occupato da 20 anni dall’Università di Harvard, mentre la Stanford University e il MIT detengono rispettivamente la seconda e la terza posizione.
    L’Università di Milano, di Padova e di Pisa si pongono – nella classifica italiana – pari merito subito dopo la Sapienza ma tutte ben dopo le prime 150. Seguono il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna e la Federico II di Napoli, tutte e tre nella stessa fascia di valutazione.
    Arwu considera le migliori 1000 università mondiali su 2500 censite e circa 18.000 stimate al mondo. I parametri di valutazione sono 6: i premi Nobel e le medaglie Fields di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola università (20%), il numero di ricercatori altamente citati secondo Clarivate Analytics (20%), le pubblicazioni su Nature e Science (20%), le citazioni di pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%).
    “Ancora una volta il risultato conferma il prestigio della Sapienza a livello internazionale. Anche se le università anglosassoni detengono il primato nella classifica, grazie anche alle maggiori risorse di cui dispongono, il nostro Ateneo tra i primi 150 al mondo, esprime eccellenze in tutti i campi, coniugando una capacità formativa interdisciplinare con una qualità della ricerca e dell’innovazione unica nel panorama mondiale”, commenta la rettrice de La Sapienza, Antonella Polimeni.
    Il 2023 è stato un anno di grandi risultati per la Sapienza sotto il profilo del piazzamento nei ranking internazionali. La classifica 2023 per ambiti disciplinari dell’agenzia QS, pubblicata il 22 marzo 2023, ha nuovamente collocato la Sapienza al 1° posto a livello mondiale in Classics & Ancient History, con altri due primati italiani nelle aree tematiche Arts & Humanities” e “Natural Sciences”, rispettivamente al 41° e 44° posto mondiale. La Sapienza è l’unica università italiana a vantare un primo posto assoluto a livello internazionale.
    Anche la classifica generale QS World University Rankings, resa pubblica il 27 giugno 2023, ha premiato la Sapienza, collocandola al 134° posto nel mondo, il miglior risultato mai ottenuto dall’Ateneo in questo ranking, corrispondente al 2° posto assoluto in Italia dopo il Politecnico di Milano (123°). La Sapienza si è quindi posizionata al top delle università generaliste, seguita al terzo posto nella graduatoria dall’Università di Bologna (154°). La Sapienza si è inoltre confermata al primo posto in Italia nel ranking Cwur (Center for World University Rankings) uscita il 10 maggio 2023, posizionandosi 116esima a livello globale. LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, assunzioni nuovi presidi: maggioranza al Nord e il Sud rimane scoperto

    Il governo Meloni si prepara a tagliare le istituzioni scolastiche autonome al Sud. Le immissioni in ruolo di dirigente scolastico che il ministero dell’Istruzione e del merito si appresta a effettuare saranno pressoché tutte al nord. Il dato si evince da un provvedimento dello scorso 4 agosto, a firma del direttore generale Filippo Serra, sulle “procedure concernenti l’assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici neoassunti per l’anno scolastico 2023/2024”. Coloro che sono ancora inclusi nella graduatoria nazionale del concorso bandito nel 2017 potranno scegliere soltanto, tranne pochi posti in Sardegna, esclusivamente istituti ubicati in regioni settentrionali. Le sedi libere al Sud, senza un preside titolare, non mancano. Ma vengono considerate a rischio perché dovranno sottostare ai vincoli di bilancio stabiliti a dicembre dal governo che ha messo in cantiere nel giro di qualche anno il taglio di quasi 700 istituzioni scolastiche, prevalentemente nelle regioni meridionali.
    Le nuove immissioni in ruolo
    Ad annunciare l’assunzione a tempo indeterminato di 280 nuovi dirigenti scolastici è stato lo stesso ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara con un comunicato stampa di qualche giorno fa. Ma, stando alle informative dei tecnici ministeriali ai sindacati, le immissioni in ruolo effettive saranno 210, di cui 166 dal concorso nazionale bandito nel 2017 e con le prime assunzioni nel 2019. Mentre 44 assunzioni rappresentano lo strascico di una procedura del 2011 che in Campania ha avuto un esito positivo appunto per 44 neo dirigenti scolastici, che saranno assunti dal primo settembre prossimo. Per arrivare alle 280 “assunzioni” di cui parla il ministro occorre sommare 57 trattenimenti in servizio di altrettanti presidi che avrebbero dovuto andare in pensione per raggiunti limiti d’età o di servizio e che hanno chiesto la proroga di un anno.
    I rimanenti 13 posti, sono destinati ai dirigenti scolastici del concorso 2017, assunti con riserva e in servizio per tre anni abbondanti, ma poi licenziati a seguito di sentenza avversa dei giudici amministrativi. Per i neo assunti il ministero comunica che sarà possibile scegliere dalle sedi vacanti comunicate dai rispettivi uffici scolastici regionali, purché non si determinino situazioni di sovrannumero nei prossimi anni. I nuovi dirigenti dovranno scegliere tra le 154 sedi libere in Lombardia, le 74 del Veneto, le 56 del Piemonte e le 40 dell’Emilia-Romagna. Ci sarà spazio anche per 13 assunzioni in Liguria, 12 in Friuli Venezia-Giulia e 2 in Toscana. In più, appunto, 5 assunzioni in Sardegna.

    Gli aumenti per i dirigenti scolastici che gli insegnanti si sognano

    di Salvo Intravaia

    04 Agosto 2023

    Il taglio
    Niente immissioni in ruolo al Sud, quindi. Eppure i posti liberi ci sono e verranno assegnati a presidi reggenti: che gestiranno come supplenti un’altra scuola oltre che quella di titolarità. Alimentando il caos e le situazioni di fragilità nel meridione. In Campania, dopo i trasferimenti, restano libere 112 poltrone e 59 in Puglia. Ma anche al centro Italia, dove non sono state autorizzate assunzioni, i posti ci sono: oltre cento nel Lazio. I rispettivi uffici scolastici regionali però hanno comunicato zero posti. Perché a livello nazionale è in previsione un mega taglio di 697 istituzioni scolastiche, che farà risparmiare altrettanti stipendi da preside e da segretario amministrativo (il Dsga). Le scuole soppresse verranno smembrate e i relativi plessi accorpati ad altre istituzioni scolastiche. È l’effetto del calo demografico che colpirà soprattutto le regioni meridionali. Ma che allarma i sindacati.
    Ivana Barbacci è a capo della Cisl scuola: “La riduzione del numero delle istituzioni scolastiche prevista dalla legge di bilancio oltre alla prospettiva di una ridefinizione della rete scolastica comporterà anche la riduzione del numero dei posti da bandire per il concorso dei dirigenti scolastici con particolare sofferenza delle regioni del Sud che in alcuni casi non potranno assumere nessun nuovo dirigente per alcuni anni”. Con quali prospettive? “Uno scenario questo – continua Barbacci – che replica quanto già accadde con i docenti e che desta non poche preoccupazioni in ordine all’affermazione dei divari territoriali tra nord e sud in cui la scuola sembra essere terreno fertile”. Intanto, contro il taglio delle istituzioni scolastiche le regioni Campania, Emilia Romagna e Toscana hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale.

    La scuola rimanda a settembre il Pnrr: “Troppi soldi e personale inadeguato”

    di Corrado Zunino

    28 Maggio 2023

    I presidi contro Valditara
    “Con l’ormai consueta enfasi propagandistica il ministro Valditara – spiega Attilio Fratta, a capo di DirigentiScuola – ha annunciato l’assunzione di 280 nuovi dirigenti. A smentirlo è la direzione generale del personale del ministero. I 411 pensionamenti, di norma e da sempre compensati con altrettante nuove assunzioni, in epoca Valditara saranno compensati, salvo rinunce, esattamente con 210 neo dirigenti scolastici: 166 del concorso del 2017 e 44 del 2011. Dei restanti 201, 57 sono proroghe – non tutte legittime che Valditara farebbe bene a verificare – di pensionati, e ben 144 andranno in reggenza”. Fratta è un fiume in piena. “È la prima volta che sedi normodimensionate e libere non avranno un dirigente.
    E il ministro vanta di aver ottenuto dal Mef 280 autorizzazioni, non assunzioni? Valditara invece di chiedere l’autorizzazione, come sempre, per i 411 posti liberi ne ha chiesti solo 280. Quali sarebbero i meriti – si domanda il capo dei presidi – del ministro del Merito? L’incremento delle reggenze?”. DirigentiScuola invita il ministero a interessarsi maggiormente del merito dei dirigenti scolastici. “Gli abbiamo suggerito più di una soluzione – conclude – per coprire tutti i posti liberi senza avere alcun riscontro. Fa ancora in tempo a rimediare e a recuperare la credibilità che gli abbiamo dato senza riserve. Basta con la propaganda e la ricerca smodata di visibilità”. LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, firmato il Dpcm sulla formazione dei docenti della Secondaria di I e II grado

    È stato firmato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che definisce i nuovi percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della Scuola secondaria di I e II grado. Il provvedimento è stato varato al termine di un’articolata interlocuzione con la Commissione europea e dopo il confronto con le Organizzazioni sindacali e l’acquisizione dei pareri degli organi consultivi rappresentativi del mondo della scuola e di quello accademico, di cui sono stati recepiti molteplici suggerimenti e indicazioni.
    Valditara: “Ci sarà una nuova generazione di insegnanti”
    “Con questo Decreto abbiamo varato una riforma del PNRR che era attesa da oltre un anno. – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara – La firma del nostro articolato al 31 luglio, dopo un confronto serrato e costruttivo con la Commissione europea e in piena intesa con il Ministero dell’Università, consente di avviare i percorsi universitari già nel prossimo anno accademico e, in coordinamento con le altre procedure di reclutamento, i concorsi previsti dal PNRR”.
    “Grazie a queste misure – prosegue il ministro – avremo una nuova generazione di insegnanti fortemente strutturati, con alle spalle un importante percorso di formazione disciplinare e pedagogica e meccanismi di valutazione che garantiranno l’efficacia didattica. Questo nuovo corso è un salto in avanti nell’ottica della qualità dell’insegnamento e della costruzione di una scuola che sia davvero punto di riferimento per le famiglie e per gli studenti”. 
    Come funziona il percorso formativo
    Il percorso formativo standard prevede l’acquisizione di almeno 60 CFU (Crediti Formativi Universitari)/CFA (Crediti Formativi Accademici). Gli altri percorsi, pari a 30 o 36 crediti formativi, sono rivolti a chi abbia già svolto un servizio di almeno tre anni scolastici e a coloro che abbiano conseguito 24 CFU/CFA in base al previgente ordinamento.

    È previsto un rigoroso sistema di accreditamento affidato all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), che definisce i percorsi di contenuto, le procedure di monitoraggio sul livello qualitativo della formazione e la valutazione finale degli aspiranti docenti.
    Tutti i nuovi percorsi si concluderanno con l’esame finale: una prova scritta e una lezione simulata, il cui superamento garantirà ai candidati il conseguimento della formazione professionalizzante delineata dagli standard minimi del docente abilitato, grazie alle modalità di svolgimento della prova e alla specifica composizione prevista per la commissione giudicatrice.
    I percorsi formativi saranno oggetto di una valutazione periodica “ex post” da parte dell’ANVUR che, per assicurare omogeneità della qualità dell’offerta formativa da parte delle università, terrà conto del “tasso di successo” dei nuovi abilitati alle procedure di reclutamento per la scuola. LEGGI TUTTO

  • in

    “Poco valorizzati e sottopagati”, la fuga dei cervelli assunti da Draghi dal Ministero dell’Istruzione

    È fuga di cervelli, questa volta dalla pubblica amministrazione. Anzi, dal ministero dell’Istruzione e del merito. Dovrebbero occuparsi di modernizzare l’ingolfata ed elefantiaca pubblica amministrazione stessa, di attuazione del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza), di transizione digitale e di edilizia scolastica. Ma da mesi sono relegati dietro a una scrivania a svolgere […] LEGGI TUTTO